cyberbullismo-pordenoneA quando un Piano Nazionale per la prevenzione del Cyberbullismo?

“Prima ancora di lei, qualcosa potrebbero raccontare i messaggini via WhatsApp, lo scambio di foto e di sms sul suo telefonino oppure i file del suo computer, quelle parole digitate dalle adolescenti come lei per comunicare emozioni o rabbia, delusioni o gioie all’amica del cuore o ai compagni di classe”.
Così, il 19 Gennaio, scrive nella sua Home Page il Corriere della Sera in uno dei tanti articoli di cronaca, che tra qualche giorno forse non ci sarà più.

Solo quando accadono questi fatti gravi si capisce quanto importanti siano i social media nella vita dei ragazzini. Anche nei casi di bullismo, visto che oggi il confine tra bullismo e cyberbullismo sono sempre meno distinguibili, realtà e digitale si mescolano, e quello che avviene al mattino a scuola continua nel pomeriggio su Whatsapp. Purtroppo bisogna aspettare che una adolescente si getti dalla finestra, per ricordare quanto sia fondamentale anche quello che succede on line, su internet, su Whatsapp e Instagram; per comprendere che questi non sono solamente passatempi, o strumenti, ma sono ambienti di vita e di relazione significativi. Ambienti che gli adulti, genitori e insegnanti, conoscono poco e non considerano degni di attenzione e “supervisione”. Invece sono ambienti nei quali i ragazzi stanno con naturalezza e spontaneità, ma non conoscono così bene come sembra. Soprattutto a 12 anni, spesso non sanno gestire.
Perchè? Perchè anche se li utilizzano ogni giorno, in molti casi non hanno avuto la possibilità di discuterne e di parlarne nè coi genitori (che in genere ne sanno di meno), nè con gli insegnanti (che in gran parte dei casi non ne sanno proprio, e non ne vogliono sapere). Possiamo ricordare che nella scuola secondaria di primo grado (le vecchie “ Scuole Medie”) l’età media degli insegnati è sopra i 50 anni? Risultato: a molti ragazzini mancano alcune informazioni fondamentali, sia per difendere se stessi sia per aiutare i propri compagni quando accadono cose spiacevoli, anche on-line.

Per questo gli episodi come quelli di Pordenone sono destinati ad aumentare, senza un vero piano di interventi di prevenzione. Che coinvolga tutte le scuole italiane. Che formi gli insegnanti e li aiuti ad osservare i segnali di disagio. Che spieghi ai genitori le responsabilità, prima che arrivi la Polizia Postale a sequestrare i telefonini dei figli — come sta accadendo in queste ore a Pordenone. Telefonini che sono ovviamente intestati a loro (genitori) e di cui sono chiamati a rispondere, in sede legale. E’ urgente realizzare un piano di formazione e informazione capillare, coordinato, i dati parlano chiaro: dagli 11 ai 14 anni si arriva dal 50% ad oltre l’80% dei ragazzi che hanno a disposizione uno smartphone connesso alla rete. Non si può lasciare che di questa tematica si occupino solo le scuole (che ci sono, per fortuna), che hanno attivato dei percorsi solo per la sensibilità del dirigente scolastico o di alcuni insegnanti sensibili.

Ma in attesa di questo Piano Nazionale, ci sono dei percorsi di formazione sull’educazione ai media? Ci sono dei progetti di prevenzione su questo tema? Certo che si. E proprio a Pordenone c’è una Associazione che si occupa di questo: lavorare nelle scuole, incontrare i genitori, fare formazione sul Cyberbullismo agli insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado. Si chiama Associazione Media Educazione Comunità.

Ieri sera, il 19 Gennaio, a Maniago (Provincia di Pordenone) c’è stata proprio una serata dedicata alla lettura dei segnali del disagio su Internet. Fa parte del progetto “Tecnologie, didattica, innovazione e territorio” finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia (bando progetti speciali 2015) e gestito dall’Associazione Media Educazione Comunità. La serata segue interventi svolti sul tema del Cyberbullismo in tutte le classi della scuola, realizzati pochi mesi fa.

Giovedì 21 a Prata di Pordenone ci sarà un incontro per i rappresentanti dei genitori della scuola secondaria che presenterà i percorsi su bullismo e cyberbullismo che saranno realizzati in tutte le classi di quella scuola a Febbraio del 2016. In questo caso la scuola stessa ha finanziato il progetto “Sicuri su Internet”, sempre gestito da Media Educazione Comunità.

Nel periodo Febbraio/Marzo 2016 all’Istituto Don Bosco di Pordenone si svolgerà il progetto “Sicuri su Internet” che vedrà il coinvolgimento diretto di tutti i ragazzi delle scuole medie. Grazie alla sensibilità e all’attenzione educativa che questa scuola ha dato a questo tema (finanziando il percorso “Sicuri su Internet”).

Nel mese di Settembre 2015 sono stati realizzati due corsi di formazione per insegnanti a Pordenone e Udine proprio sul tema del Cyberbullismo. Oltre 100 gli insegnanti che hanno partecipato.

Quindi non mancano le iniziative singole e le persone — insegnanti e dirigenti — che sono attente e sensibili al tema. Manca un vero piano nazionale di investimenti e di formazione, rivolto sia agli insegnanti sia agli studenti, sia ai genitori. Non bastano le pur importanti Linee giuda del Miur (Aprile 2015) che indicano la strada. Non basta il Centro Italiano per la sicurezza in internet , pur importante, ma che tantissime scuole non conoscono. Che ha materiali che moltissimi insegnanti non sono in grado di utilizzare, senza un minimo percorso di accompagnamento e formazione. Non bastano i recenti bandi del Miur, proprio sul cyberbullismo (Dicembre 2015) che avevano una dotazione complessiva di 400.000 euro. Su scala Nazionale: una goccia nel mare.

I Paesi Europei dove si fa prevenzione ed educazione ai media seriamente (Francia, Inghilterra, Paesi scandinavi) investono milioni di euro per la formazione nelle scuole. A quando un Piano Nazionale sulla prevenzione del Cyberbullismo nelle scuole?

A cura di Associazione MEC

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